Regime forfettario con partita iva, quali sono li cambiamenti introdotti quest’anno: ecco i vantaggi che è possibile ottenere.
La partita iva a regime forfettario rappresenta per molti lavoratori autonomi una modalità conveniente di gestire fiscalmente le proprie attività. Si tratta di una modalità molto conveniente per chi non deve avere una contabilità particolarmente estesa, così come per chi ha entrate limitate.

La caratteristica determinante di questo regime è l’aliquota unica agevolata al 5 per cento per i primi cinque anni di lavoro, aliquota che cresce al 15 per cento successivamente. Una tassazione comunque più bassa dei regimi ordinari con aliquote comprese tra il 23 e il 45 per cento. Si pagano quindi meno tasse con questo sistema, ma ciò comporta anche delle conseguenze da considerare con esterna attenzione.
Partita iva forfettaria cosa cambia con il 2025
Indichiamo immediatamente quella che è un’altra caratteristica di questo regime fiscale. Chi aderisce alla partita iva forfettaria non può portare in detrazione (cioè in riduzione del valore delle imposte lorde da pagare), né in deduzione (cioè in riduzione del valore del reddito imponibile complessivo) alcuna somma.
Quindi né spese sanitarie, né interessi passivi di mutui, né costi per attività di istruzione e di formazione dei figli e così via possono essere portate in detrazione. Gli unici costi che è possibile scaricare sono i contributi previdenziali, che è possibile dedurre dal reddito imponibile. Calcolato il reddito si detraggono i contributi versati l’anno precedente, che non rientrano quindi nel conteggio dell’imponibile.

Per il resto nessuna spesa o costo è detraibile o deducibile per i cosiddetti forfettari, al contrario di quanto avviene per gli aderenti al regime fiscale ordinario. Quindi tutto ciò spiega perché l’adesione al regime forfettario è conveniente per chi svolge attività che non hanno costi elevati, mentre quello ordinario risulta più adeguato per chi deve sostenere costi consistenti.
Con la recente legge di bilancio però è stato introdotto un elemento che può rilevarsi vantaggioso per le partite ive forfettarie. La novità riguarda il pagamento delle tasse relativo ai rimborsi spesa. Fino a questo momento i rimborsi pagati dal committente sono da considerarsi come reddito del lavoratore autonomo. Ma da quest’anno non concorrono più a formare il reddito del professionista.
Insomma i rimborsi non sono più considerati parte del reddito del lavoratore autonomo. In questo modo si pagheranno meno tasse. Tuttavia i rimborsi devono essere giustificati da costi effettivamente sostenuti dal professionista e addebitati al committente in maniera chiara ed esaustiva. Un risparmio quindi importante, un talune condizioni, purché giustificato chiaramente.